MOSTRA

Personale di Arman e Pellegrini - "Sia la Luce"

Giardino-dono-frutto

Data inizio:

9 ottobre 2020

Data fine:

9 novembre 2020

Luogo:

Aula San Giovanni, Cattedrale di San Vigilio, Trento

Orario apertura:

tutti i giorni, 9:00 - 12:00, 14:30 - 18:00

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Le opere di Rosanna Pellegrini e Marco Arman ripropongono la bellezza che riflette quella del creato e del suo Creatore. Ritroviamo la gioia dello sguardo lento e tranquillo che sa leggere nella quiete e nel silenzio che è riposo e meraviglia.

Riscopriremo con gratitudine il senso di tre aggettivi: bello, buono e vero.

Bello: che desta nell’animo, per lo più attraverso i sensi della vista o dell’udito, un’impressione esteticamente gradevole.

Buono: che tende al bene; onesto.

Vero: che è realmente ciò che dice il suo nome.

Possano, quanti sostano nell’Aula san Giovanni, uscire da questo luogo antichissimo conservando nel cuore lo stupore che il Creatore manifestò nei giorni della creazione, allorché contemplando la sua opera vide: “che era cosa buona”.

Mons. Ludovico Maule


Un monaco disse a Joshu: “Sono appena entrato nel monastero, per favore, consigliami.”

Joshu chiese: “Hai mangiato la tua razione di riso?”

Il monaco rispose: “L’ho mangiata”.

E Joshu: “Allora faresti meglio a lavare la tua scodella.”

Il paesaggio, che sia montagna o sia giardino, ci ricorda i nostri limiti naturali. Ci induce ad un confronto per definirci più chiaramente. Ci chiede di rispettare e di riacquisire la “perfezione della nostra natura originaria”. È luogo di cura e contemplazione. Ci invita a divenire ciò che soltanto noi siamo.

Ci pulisce da esagerazioni d’ego, e dalla necessità di esprimere noi stessi.

Che siano sacrifici di chiodi su un cartone, che disegnano terrazzamenti eroici, o ombre di luce che scorrono lungo le crepe e creste montane, è proprio in quei solchi, in quelle ferite che io sento rivelarsi quel tremolio di verità.

Rosanna Pellegrini


Nel Giardino tutto è dono.

Da alcuni anni, da quando ci siamo trasferiti nella casa materna di Tullia, abbiamo l’opportunità di osservare un cangiante quanto sorprendente orizzonte, non troppo lontano da risultare insignificante, né troppo vicino da sovrastare: la parte centrale del Gruppo Brenta, oltre l’intersezione di interposti profili di montagne.

Nel Giardino il frutto è il risultato della conoscenza e della cura.

Il mio nonno materno, contadino anche negli anni di prigionia in Russia durante la Prima Guerra, amava dire che se il Paradiso fosse corrisposto al suo appezzamento di campagna, posto a ovest e a valle del paese, gli sarebbe bastato!

Potremo appartenere e agire in una parte che valga per il tutto?

Marco Arman


Sia la luce”. Questa breve frase è tra le prime parole della Santa Scrittura, nel libro della Genesi, ed è così conosciuta che, se a bruciapelo, si chiede a qualcuno quale sia la prima opera della creazione di Dio, quasi certamente la risposta è appunto: la luce.

Ma in realtà, se esaminiamo il testo delle Sante Scritture, prima della creazione della luce ci sono due versetti che dicono, come la Provvidenza benevola del Creatore avesse disposto prima un’altra “creatura”, la realtà fondamentale che è misura per la vita dell’uomo: “il tempo”.

Infatti il libro della Genesi si apre con queste parole: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1).

In principio!”. Questo significa che la prima opera creata da Dio è “il tempo”, prima non esisteva nulla, da quell’istante primordiale vi è “un principio”, dunque, senza dubbio, quando vogliamo enumerare le opere della creazione di Dio dobbiamo partire dalla creazione del tempo.

Poi, al versetto 3 del primo capitolo della Genesi si legge: “Dio disse: ‘sia la luce’. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre” (Gen 13-4).

C’è però un aspetto interessante sul quale abitualmente non si riflette in realtà, infatti, per la creazione degli astri dobbiamo giungere al quarto giorno della creazione, là dove si legge al versetto 14: “Dio disse: ‘ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra’. E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno” (Gen 1,14-19).

Come si spiega allora la luce creata nel primo giorno, quando in realtà gli astri, il sole per regolare il giorno la luna per regolare la notte, sono creati solamente al quarto giorno?

Dobbiamo ritenere che l’Autore sacro voglia indirizzarci a comprendere che la luce creata nel primo giorno, dell’opera Provvidente del Creatore, stia a significare che “quella Luce” è il rivelarsi di Lui, Vera Luce Increata ed Eterna.

Solo da Lui potrà quindi provenire ed essere creata “la luce”, a noi visibile, che rischiara il mondo e tutto l’universo creato.

Possiamo così affermare che la luce esiste solo perché è riflesso della Luce Divina Increata, la Luce che è vita perché proviene dalla Vita stessa di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. Possiamo perciò contemplare la Bontà provvidente dell’Eterno, che si compiace della luce, “che è buona” come buona è ogni Sua opera.

La Santa Scrittura infatti con la voce laudante del Salmista canta:

Benedici il Signore, anima mia! / Sei tanto grande, Signore, mio Dio!

Sei rivestito di maestà e di splendore, / avvolto di luce come di un manto,

tu che distendi i cieli come una tenda, / costruisci sulle acque le tue alte dimore,

fai delle nubi il tuo carro, / cammini sulle ali del vento.

Quante sono le tue opere, Signore! / Le hai fatte tutte con saggezza.

Sia per sempre la gloria del Signore; / gioisca il Signore delle sue opere.

(Sal 103, 1-3.24.31)

Il Signore, dunque, separa la luce dalle tenebre, vince il caos informe delle origini e così dà “origine” al primo giorno. Solo accennando al secondo e terzo giorno ecco la creazione delle acque sopra il cielo e sopra la terra e con la creazione della terra e di quanto produce arriviamo al versetto 4 che narra la creazione dei “grandi luminari” del cielo, quello grande: il sole, e il più piccolo: la luna, guida stupenda delle stagioni, infine ecco le stelle. Così anche tutte queste opere sono viste “buone” dal Creatore ed anche il quarto giorno è concluso.

Nel suo commento al libro della Genesi, il padre Emmanuele Testa scrive: “In corrispondenza alla creazione della luce, nel quarto giorno, vengono creati gli astri (vv. 14-19). Ma tale creazione non ci è presentata secondo le esigenze scientifiche della astronomia moderna, quanto piuttosto secondo le antiche esigenze geocentriche e secondo lo scopo religioso dell’agiografo. Ci è presentato come un aumento di luce; come una regolarizzazione del calendario civile e religioso; e come una polemica contro la fede generale dei semiti, secondo cui gli astri avevano qualità divine e astrologiche. Per l’autore sacro il sole e la luna ecc., sono deboli creature a servizio di Dio e dell’uomo”.

Tutto, dunque, nella creazione è “bello”, perché viene da Dio che è “Buono”. Lui, Origine e Autore di tutto, Lui Fonte della vita, il Solo, Unico e Vero Dio.

Sicuramente, nella memoria di ciascuno, è presente il ricordo lontano, allorché bambini in un momento di capricci insistenti o di ostinata disobbedienza, la nostra mamma, rimproverandoci, ci ha apostrofati: “brutto e cattivo”.

Indubbiamente tale modo popolare di parlare rivela una verità profonda; da ciò che è cattivo il bello non può certo venire, mentre il buono non può che originare bellezza.

Dio, il Signore, infinita e increata Bontà non poteva che dare origine a una bellezza senza misura. Chi non ha mai sostato, affascinato, davanti ad un tramonto infuocato; chi non ha provato stupore infinito sotto un cielo trapunto di stelle nell’austero silenzio della notte. O chi non ha sentito vibrare in sé la forza e il vigore davanti ad un’alba radiosa e infine chi non ha provato un senso di quiete profonda e il dilatarsi del tempo in un meriggio assolato, segnato solo dal frinire dei grilli e delle cicale?

Mons. Lodovico Maule

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